Vicino ad Enna c’è un lago profondo: si chiama Pergo. Neppure il Caìstro sente cantare così tanti cigni sopra le onde della sua corrente. Un bosco cinge d’ogni lato l’acqua e con le fronde filtra, come un velo, le vampate del sole. I rami, i fiori multicolori e l’umido terreno danno una carezzevole frescura. Eterna è qui la primavera. Ebbene, in quel bosco Prosèrpina giocava, cogliendo viole e gigli profumati, che con ingenuo e fanciullesco zelo poneva nei cestelli e dentro i lembi della sua veste, gareggiando insieme alle compagne a chi più ne coglieva. Vederla, innamorarsene e rapirla fu per Plutone un fatto unico e solo, tanto rapida fu quella passione. La divina fanciulla, spaventata, chiamò con mesta voce le compagne e più ancora la madre, e come il lembo della veste, stracciato, si allentò, caddero a terra tutti i fiori, e questo – tant’era la schiettezza del suo cuore – grandemente le dolse.
Ovidio – Metamorfosi – libro quinto